27 novembre 2006


Ti uccido perchè ti odio

Ieri un afroamericano disarmato di 23 anni è stato ucciso a New York. Non è ben chiara la dinamica dei fatti, cosa l'uomo avrebbe commesso per meritarsi ben 30 colpi di pistola prima di stramazzare a terra. Altri due amici sono stati gravemente feriti dagli agenti, che dalle prime ricostruzioni, sembrano colpevoli di aver utilizzato la mano pesante . È possibile che gli uomini feriti potessero aver armi con loro, ma è altrettanto possibile che gli agenti in borghese, non abbiano identificato la loro posizione e intimato un eventuale ALT verbale prima di aprire il fuoco contro uomini in uscita da un locale. L'uomo ferito, padre di due figlie, stava festeggiando l'addio al celibato e oggi avrebbe sposato la sua fidanzata. Pur essendo difficile criticare e giudicare gli eventi poco chiari della serata, la reazione degli agenti sembra sproporzionata rispetto all'entità dell'accaduto. L'abuso di potere e lo strapotere della polizia verso le minoranze (gli uomini come al solito erano afroamericani) riporta la memoria a fatti recenti di violenza di ufficiali di polizia verso immigrati, clandestini, musulmani e minoranze in genere. Mi tornano in mente le scene del pestaggio di Rodney King avvenuto nel 1992 a Los Angeles. Le accuse sono sempre le stesse. Le comunità nere accusano i bianchi e la polizia di continui abusi e manifestano il dissenso e il loro scarso senso di protezione, in uno stato che sembra sempre più il Far West. Scaricare 30 colpi contro un corpo rende chiara l'intenzione del risultato che si vuole ottenere. Si vuole esasperare il conflitto tra bianchi e neri, si vuole alimentare l'odio al fine di creare disordine e paura. Le forze di polizia dovrebbero essere preposte alla difesa delle persone e al reciproco rispetto della legge e delle regole. Quando le regole vengono distorte, i discriminati finiscono per sentirsi isolati e questo meccanismo può innescare meccanismi di rivolta e disordini molto gravi. La responsabilità degli agenti di polizia dovrebbe essere sopra le parti, sopra il razzismo, sopra ogni forma di discriminazione sociale.

16 novembre 2006


Stanco di pagare il treno!

Come se non bastasse la pietosissima disputa sulla finanziaria, che finirà per passare col voto di fiducia, tra mille balletti e ipocrisie, sta cadendo sulla nostra testa l'ennesimo fallimento italiano. L'amministratore delegato di Trenitalia ha dichiarato che la società è sull'orlo del fallimento e che la situazione dei conti è fuori controllo. Mi dispiace assistere allo sfacelo dei più grandi colossi economici italiani anche perché nella maggior parte dei casi a rimetterci sono i piccoli investitori e le famiglie dei lavoratori. Quello che più mi da fastidio è la gestione di fantomatici amministratori delegati con buone uscite a sei zeri che promettono risanamenti e investimenti mirati e poi rovinano interamente colossi economici in piedi da decenni. Certamente non è semplice gestire una grande società come Trenitalia, ma credo che anche il più scarso dei manager, attuerebbe politiche di rilancio su servizi e innovazione. Sulle linee ferroviarie del centro sud ci sono treni che festeggiano i 40 anni di età e vengono dedicati alle tratte più trafficate dai pendolari. I ritardi e i disguidi sono all'ordine del giorno è il servizio complessivo è sotto alla soglia della mediocrità. Come se non bastasse ogni anno c'è un ritocco sulle tariffe dei biglietti e un continuo taglio di personale per la manutenzione delle linee a discapito della sicurezza. Credo che ogni uomo di buon senso sarebbe felice di pagare poco di più per un servizio migliore, la regolarità degli orari e condizioni igieniche dignitose. Invece si investe su faraonici piani economici, si investe sull'alta velocità, qualcosa di completamente inutile per la maggior parte degli utenti. Siamo un Paese che utilizza il traffico merci quasi interamente su gomma, senza privilegiare il treno o ancor meglio il traffico navale per merci non deperibili. Tutto questo disservizio pesa sulle utenze, pesa sull'orgoglio del popolo italiano e fra poco peserà anche sulle nostre tasche. Quando si parla di risanamento la cosa più semplice e far pagare poco a tutti e così si può andare avanti per qualche altro anno. Alitalia è l'esempio concreto di come l'italiano medio viene preso per il c... con piani industriali di risanamento che sono nient'altro che operazioni speculative che arricchiscono sempre più i proprietari del capitale vero, che ovviamente non perdono un centesimo dalle loro tasche. Sono stufo di dover pagare l'incompetenza del capitalismo moderno, sono stufo di vedere persone in giacca e cravatta che riempiono le conferenze con parole di ottimismo e fiducia. Usassero le stesse parole per risanare l'industria italiana senza chiedere un centesimo a chi lavora e non arriva alla fine del mese e magari va a lavoro su un treno a vapore!

13 novembre 2006


Dead man walking

Le esecuzioni capitali nei Paesi in cui ancora vige la pena di morte sono in costante diminuzione. Ogni anno c'è un calo delle persone giustiziate ed una maggiore sensibilizzazione del problema a livello globale. La Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita guidano questo macabro primato risultando ancora una volta i tre Paesi che hanno giustiziato più persone nel 2006. In Africa la situazione sta migliorando molto velocemente e le esecuzioni sono ormai una pratica in disuso, confinate a pochissimi Stati. Nel continente americano resta invece il primato degli Stati Uniti, unico Paese che utilizza la pena capitale. La situazione è molto triste se pensiamo che gli americani si sentono primi al mondo in materia di democrazia e libertà. Togliere la vita a chi ha tolto la vita non ha nessun fondamento etico, religioso o morale. In uno stato di diritto tutti i cittadini andrebbero garantiti e trattati come esseri umani, la conversione della pena di morte al carcere a vita oggi sembra essere l'unica soluzione possibile. Mi rendo conto della delicatezza del problema e del dolore delle famiglie delle vittime di episodi di cronaca nera, però mi rendo anche conto del dramma umano che si consuma nel braccio della morte. Mi chiedo come possano dormire sonni tranquilli i giurati che condannano a morte uomini e donne simili a tutti noi. L'impossibilità di avere una seconda possibilità, di redimersi e di integrarsi nuovamente nella società, mi sembra una pena troppo eccessiva anche per un criminale. La pena di morte non è un utile deterrente per il calo d i episodi di violenza e omicidi, le statistiche dimostrano come la criminalità organizzata sia più legata ad un disagio sociale, piuttosto che ad un semplice regolamento di conti o al raptus omicida. Charles A. Nealy verrà giustiziato il 16 Novembre in Texas e sarà l'ennesimo uomo a morire in America.

9 novembre 2006


Padre perdonali, perchè sanno quello che fanno

Olmert ha dichiarato che la strage di mercoledi a Beit Hanun è stata causata da un errore tecnico dell'artiglieria e questo tipo di errori potranno verificarsi anche in futuro. Le vittime palestinesi, quasi tutte donne e bambini non meritano nemmeno le scuse formali di un capo di Stato. Da giorni continua l'offensiva contro il popolo più martoriato del mondo senza una reale condanna della comunità internazionale. Questo atteggiamento da padroni del mondo, di disprezzo nei confronti della vita di civili innocenti, è tipico del terrorismo di stato. L'offensiva israeliana comunque si sta esaurendo, sembra infatti che non ci sia più un palestinese vivo nei territori. Questa a mio parere sarà l'unica vera soluzione al conflitto israelo-palestinese. Del resto dopo l'uccisione di bambini, donne, manifestanti, padri di famiglia come può un popolo andare avanti?

3 novembre 2006


Azione e Reazione

Chiunque abbia studiato un po' di fisica al liceo conoscerà il famosissimo principio di azione e reazione, meglio noto come la terza legge di Newton. Questo principio sta per essere applicato a Napoli. La crescente ondata di criminalità di questi giorni ha riportato il capoluogo campano a doversi confrontare con legalità e nuove regole. Il ministero degli interni, dopo aver ipotizzato la presenza dell'esercito, ha varato un nuovo piano di sicurezza per porre fine alla criminalità e rendere Napoli più sicura. Il piano prevede un maggior impiego di uomini e mezzi pronti ad intervenire insieme alle attuali forze dell'ordine. Si prevede anche un servizio di videosorveglianza attivo 24 ore su 24. Il punto al quale voglio arrivare è proprio questo. Celare dietro l'istinto di maggior protezione strumenti molto più adatti per il controllo capillare della popolazione, sembra essere diventato il nuovo obiettivo degli Stati occidentali. L'Italia dal canto suo deve adeguarsi a questa tendenza, già ampiamente diffusa in Stati Uniti e Gran Bretagna. Probabilmente questo controllo con telecamere ad ogni angolo della strada è pensato per ben altri scopi. Non scommetterei molto sul fatto che possa aiutare a fermare la criminalità a Napoli. Piuttosto penso possa essere la reazione ad un problema grave, che in questi termini viene ben digerita dal cittadino. Certamente se provvedimenti di questo tipo non venissero presi in circostanze particolari, ci sarebbe una ostruzione da parte delle persone, che vedrebbero queste misure poste come coercizione della libertà e della privacy. Invece in questo modo vengono addolcite e fatte digerire tranquillamente diventando normali e doverose in uno stato civile e moderno. Fra qualche anno avremmo telecamere, rilevatori biometrici e RFID in ogni negozio, cortile, casa e supermercato presente sulla terra. Tutto questo deliberatamente creato per controllare le masse e rendere vulnerabile in cittadino pensante. L'atra sera ho appreso che in una grande palestra di fitness di Roma è stato istallato un rilevatore biometrico per la lettura delle impronte digitali al fine di gestire meglio ingressi ed uscite degli atleti e prevenire le contraffazioni delle stesse. Mi chiedo cosa mai si possa contraffare o rubare ad un abbonamento in una palestra pagato mensilmente o annualmente. Non è più facile dire che queste sono prove per far digerire il tutto ai poveri italiani? Ai posteri l'ardua sentenza.

2 novembre 2006


La crisi economica del 2006-2007

Nel libro “Come affrontare il crollo economico del 2006-2007” Mandeville dipinge uno scenario alquanto inquietante. Il libro molto affascinante e altrettanto realistico dipinge un quadro di crisi economica planetaria, paragonabile alla crisi americana del 1929 e alla conseguente grande depressione. Ho letto il libro un anno fa e devo dire mi ha colpito la grande visione di questo ricercatore e scrittore geniale.


Mandeville è riuscito a stigmatizzare tutti i più grandi avvenimenti socio-politici che stanno influenzando il crollo del sistema economico attuale. Considerando che il libro è stato pubblicato nel 2004, l'autore ha previsto con esattezza la debolezza del dollaro, la crisi del mercato finanziario, l'inasprirsi del terrorismo internazionale esasperato dalla volontà di controllare le ultime risorse del pianeta, la crisi del mercato del lavoro e molto altro. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle il tira-molla legato alla finanziaria, che ogni giorno aumenta di valore complessivo a danno delle famiglie più povere. Quei pochi fondi destinati allo sviluppo e all'ambiente vengono continuamente messi in discussione per favorire misure che contribuiranno a far collassare definitivamente il sistema finanziario italiano. Considerando anche che molti analisti internazionali prevedono un crollo dell'intero sistema immobiliare a causa dell'aumento non giustificato del valore reale degli immobili, non resta che attendere tempi ancora più duri. A questo punto speriamo che Mandeville abbia sbagliato qualcosa nella sua precisissima analisi e che il secondo semestre 2007 sia finalmente un anno destinato alla ripresa economica e ad uno sviluppo più equo per tutti.