22 luglio 2007


La Qabbalah


La teorizzazione completa della Qabbalah, o Cabala, ebraica fu assai più complessa di quanto si possa pensare e si sviluppò compiutamente nel corso di almeno due secoli a partire dal 1100. Si trattò di un complesso lavoro di elaborazione ed esegesi basato sullo studio di due testi fondamentali del passato. Il Sepher Yetzirah e lo Zohar e sulla loro attualizzazione.

Il Sepher Yetzirah, o Libro della Creazione, per lungo tempo creduto composto da un certo Akiba, un rabbino del II secolo, venne redatto almeno quattrocento anni dopo. Anche se piuttosto breve, lo scritto è ricco di suggestioni e carico di riferimenti esoterici e la sua struttura sapienzale mira a tracciare la strada al neofita che voglia comprendere il mistero della Merkaba, o Visione del Trono: ciò è possibile solo dopo aver approfondito la conoscenza dei trentadue sentieri misteriosi della Sapienza, grazie ai quali Dio ha compiuto la creazione. Di fatto si tratta di una metafora della Conoscenza, visto che tali percorsi simboleggiano null'altro che le ventidue lettere dell'alfabeto ebraico più i dieci numeri di base, detti Sefiroth.

Poprio la volontà di scoprire il senso nascosto di questo testo diede origine a molte sette a partire dal XII secolo. La più nota è probabilmente quella quella fondata da "Giuda il Pio" che battezzò il proprio gruppo Hassidim, con riferimento a un misterioso gruppo di iniziati a cui si fa riferimento anche nella Bibbia e dal quale sarebbe poi nato il movimento "farisaico" (quello che più di tutti voleva uccidere Cristo). Essi erano anche conosciuti come i Pii di Germania, perché fu proprio qui che questa complessa filosofia conobbe la più ampia diffusione. Il loro credo, se da un canto mirava alla promozione della persona come piccolo universo, dall'altro l'assoggettava a un rigido servizio che l'aderente alla setta doveva prestare a chiunque, a partire, ovviamente dai più poveri. In questo modo la Shekkinah, ovvero la presenza di Dio tra gli uomini si concretizzava anche grazie all'opera dell'uomo.

Una lettura completamente differente venne, invece, a partire dai primi anni del 1200 a opera di Ezra Salomon e, soprattutto, dal suo allievo ed erede spirituale, Mose' Nachman. Questi due rabbini, originari di Gerona in Spagna, promossero una nuova visione della Yetzirah che avrebbe influenzato sostanzialmente l'interpretazione successiva. Essi, infatti, vollero scorgervi non più e non solo, la manifestazione presente o futura di Dio e si preoccuparono soprattutto di trovarvi una via verso la Conoscenza. Il Sapere, dunque, diveniva il vero mezzo di affrancamento dell'uomo, grazie alla rivelazione divina: una posizione che avrebbe condotto, di lì a pochi decenni, alla redazione dello Zohar.

E' interessante notare che nessuna di queste sette, però, colse a fondo gli evidenti riferimenti a una nuova Creazione contenuti nella Yetzirah: si trattava di un messaggio di rinnovamento non solo interiore che si sarebbe presto manifestato, il quale apparentemente non venne raccolto.

Discorso differente per lo Zohar che, stravolgendo l'interpretazione dei dieci Sefiroth non più intesi come elementi legati alla cosmologia, ma piuttosto simili ai dieci "passi" da percorrere per arrivare a una nuova gnosi, propose una visione secondo la quale il compimento del Regno su questa Terra finiva per essere già una concreta manifestazione del Trascendente.
Lo scritto fu attribuito al rabbino Simeone Bar Yoshai, vissuto intorno al II secolo dopo Cristo, venne in realtà redatto da Mosè de Leon, vissuto nella seconda metà del XIII secolo.

Punto nodale del libro è la Manifestazione del "Misterioso tra i Misteriosi", un'Entità superiore immateriale che, decidendo di manifestarsi, produce il primo pensiero da cui scaturisce l'inizio di ogni cosa nei cieli e sulla terra. Questo primordiale pensiero, secondo il testo si chiama Mi, e diviene origine di tutto il Creato e l'Increato. A sua volta Mi crea Elch, e insieme raggiungono la perfezione e l'equilibrio, divenendo Elohim, l'appellativo con cui gli ebrei ancora oggi identificano il Signore Iddio.

Questo complesso rapporto tra elementi creati e non creati si inserisce l'interpretazione delle 10 Sephiroth identificate come differenti manifestazioni dell'unico Elhoim e che rappresentano la sua regalità sapienza giustizia amore presenza sino alla decima e ultima Sephiroth che rappresenta il Regno Avvenire (Malkuth) in cui tutto si compirà. E non tragga in inganno l'apparente similitudine tra le altre che l'anno preceduta e l'interpretazione Zoharista delle Sephiroth: la differenza fondamentale sta proprio nel voler correlare strettamente queste ultime con una visione messianica in cui il Malkhuth diviene una manifestazione stessa della divinità.

Secondo questa visione Mosè de Leon creò una struttura esoterica che divenne centrale per tutta l'interpretazione cabalistica che ebbe origine a cominciare da lui stesso. Non stupisce allora la nascita di diverse sette che nelle pieghe della cabala trovarono la giustificazione ai propri movimenti di stampo esoterico. Il compimento del regno finiva allora per coincidere con la venuta di un nuovo Adamo che tornava per ristabilire gli equilibri che la cacciata dall'eden aveva irrimedibilmente compromesso. Ecco quindi l'attenzione spasmodica e in alcuni casi quasi fanatica che molti di questi movimenti dedicavano all'interpretazione di segni più o meno misteriosi che a loro giudizio si manifestavano in questo mondo, scorgendo in essi segnali evidenti dell'approssimarsi del Malkhuth (il Regno), alla cui pienezza gli adepti avrebbero partecipato a scapito di coloro che vivevano scelleratamente la propria esistenza.

Alcuni di questi movimenti finirono in tal modo per trasformarsi in vere e proprie società segrete, nelle quali venivano accolti pochi eletti che sarebbero stati i primi a godere della pienezza del regno, quando questo si fosse manifestato. A giudizio dei fondatori solo coloro che si fossero opportunamente preparati con una vita di ascesi e sacrifici a questo evento avrebbero potuto parteciparvi. Naque in tal modo un misterioso sottobosco di gruppi e sette che, pur continuando a rimanere legati alla tradizione ebraica, si strutturarono autonomamente. Da questa base religiosa naque infatti anche una rete di contatti che promosse la reciproca solidarietà tra i propri membri, basata sull'appartenenza ad un movimento.

Secondo alcuni storici tale fenomeno finì per influenzare addirittura l'emigrazione e l'insediamento di alcune delle più note famiglie ebraiche verso il nord europa ove posero grazie a questa misteriosa ragnatela di complicità, le basi per il proprio successo economico.
B O J S