23 marzo 2012


Plurale maiestatis

“Non apriremo a licenziamenti facili”. Le parole del capo dello Stato di questa mattina riflettono perfettamente la situazione in cui ci troviamo. NOI non apriremo, non IO non permetterò che… in termini prettamente semantici sembra una banalità, tuttavia da il senso alla figura che pronuncia l’affermazione e fa ben comprendere a noi poveri fessi cosa e come ci stiano privando dei diritti sacrosanti dell’uomo. Il punto non riguarda tuttavia i licenziamenti e le loro modalità di esecuzione, fra pochi mesi non sarà necessario applicare tali norme semplicemente perché tutti i più piccoli imprenditori saranno sull’orlo del fallimento. Le misure di austerità per definizione non hanno mai aiutato una sola delle economie mondiali, peccano di logica e struttura sin dalle fondamenta.

Impossibile convincere un sistema economico a spendere e investire, se i soldi e le risorse vengono sottratte con il macete. Inutile dire che l’economia è in ripresa mentre viviamo la più grande recessione mai vista negli anni passati. Siamo all’atto in cui la dittatura esegue il mandato dei padroni senza neanche più passare per la farsa delle votazioni parlamentari. Una volta credevo che questo fosse un gioco in cui i partiti e i politici giocassero il loro sporco copione consapevolmente. Oggi credo che nemmeno gli imbecilli che continuano a scaldare le poltrone dei talk show si rendano conto dei danni che la loro inettitudine sta arrecando al futuro di tutti noi, loro familiari compresi.

Perché quando la mannaia che stanno oliando sulle nostre teste cadrà per l’ultima volta, resterà la magra consolazione di quel secondo in cui la testa ruzzolante si rende conto di non aver più nessun corpo su cui appoggiarsi. I colpevoli hanno facce e nomi e verranno iscritti col Fuoco e per sempre nel libro sacro della morte, a quel punto poco importerà la dicitura del loro biglietto da visita, saranno solo legna da ardere nell’infimo baratro per mille anni.

Ps. Gli investimenti dall’estero non hanno alcun senso essendo l’Italia una colonia da settanta anni a questa parte. Il nostro futuro l’abbiamo già venduto tempo fa, ora però i padroni hanno deciso di riprendersi il comodato d’uso dei nostri poveri fondo schiena.